Candidate in rosa, l’altra metà del Pd

Candidate in rosa, l’altra metà del Pd

Di Diego Longhin e Sara Strippoli

La vera novità è che le donne sono visibili. Addirittura riempiono il palco per metà. Complici le norme nazionali che hanno costretto partiti e liste a fare il gioco delle coppie imponendo la doppia preferenza, i Democratici, in parte per sincera spinta verso la modernità, in parte obtorto collo, hanno fatto il miracolo.
Accanto a Fassino in versione Marchionne con maglioncino blu, le donne sono 20 su 40 candidati e quando le vedi tutte insieme dominano l’inquadratura. Solo il verdetto delle urne dirà se la norma abbia funzionato davvero per far crescere la rappresentanza femminile in Sala Rossa.
Intanto, almeno a casa Pd (la lista Civica per Fassino ha 16 donne su 40, i Moderati 15) le donne ci sono. Provenienze diverse, profili distanti una dall’altra. Tutte scalpitano. La competizione è aperta e mentre qualche maschio più sicuro di sé ieri mattina brontolava («Meglio sarebbe essere fuori di qui a raccogliere voti»), loro erano felici di essere sul palco, per una volta protagoniste. Le new entry sono tante. Vero che si ritrovano veterane come il vicesindaco Elide Tisi, titolare del welfare cittadino, Lucia Centillo e Laura Onofri, diversamente paladine della difesa di genere con molte battaglie pro-diritti alle spalle, ma accanto a loro ci sono volti del tutto inediti chiamati a dare prova di sè. In difesa dei diritti Lgbt arriva Chiara Foglietta, “erede” dell’assessore Ilda Curti in area post-civatiana. Chiara, 32 anni, è dottore di ricerca in ingegneria biomedica e da sempre vicina all’associazionismo. Attenta ai diritti Lgbt è pure Maria Grazia Grippo, giornalista e ora portavoce in Regione del presidente del Consiglio regionale Mauro Laus. Lorenza Patriarca è direttore scolastico ed è fra i sei indipendenti non iscritti al partito. Come lei Francesca Ramondo, imprenditrice e militante di Zonta.org, una fondazione che ha come scopo l’equità fra i generi e il rafforzamento della condizione delle donne. In pieno flusso di rinnovamento entra in lista Maria Elena Tufaro, che con i suoi 27 anni sale sul podio dei giovanissimi dopo il ventiquattrenne Alberto Saluzzo. Daniela Todarello è la donna delle “panchine rosse”: ha 34 anni, si è fatta la gavetta in circoscrizione e ha una laurea in studi internazionali.
Se lo zoom si allarga a tutti gli aspiranti consiglieri, i numeri raccontano la storia delle ambizioni collettive. Nella squadra sono 16, fra consiglieri e assessori, gli uscenti. Elide Tisi a parte, gli assessori del primo Fassino sono tre: Mangone, Lavolta e Lo Russo. L’età media è 46 anni. Il più giovane ha 24 anni ed è Alberto Saluzzo, tentato per lunghi mesi da un progetto per under 30. Il più vecchio è Giusi La Ganga, 67 anni, che ieri non è salito sul palco per la foto collettiva. Pronto a scalare l’assessorato alla cultura è Enzo Frammartino, 37 anni: con l’esperienza di questi cinque anni al fianco di Maurizio Braccialarghe, punta a dirigere l’assessorato che sta più a cuore a Piero Fassino. Il team ha fatto buoni studi: il 32 per cento ha la laurea. Il sociale prevale su manifattura e scienze: ci sono tre medici, cinque si occupano di formazione, nove lavorano nel welfare. Entrano anche due architetti, un ricercatore e il laureando in giurisprudenza Alberto Saluzzo. Ci sono impiegati, liberi professionisti, pensionati, funzionari, dirigenti.

Articolo pubblicato sulle pagine torinesi di Repubblica, 17 aprile 2016.

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