Le Panchine dei Diritti, scelta di cultura da portare in tutte le città
«Installare le Panchine Rosse contro la violenza sulle donne o quelle gialle contro il bullismo in luoghi pubblici è un gesto semplice che però significa moltissimo, perché vuol dire riportare i diritti e il contrasto alle discriminazioni al centro dell’agorà, della polis». È questa la riflessione che ci ha consegnato Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, durante l’iniziativa «Le panchine dei diritti». Ma non è tutto, perché, ha aggiunto «quello dei diritti e della violenza di genere non è un tema privato ma pubblico e le Panchine sono un simbolo che costringe a pensare e a riflettere: sono una scelta di cultura e di cittadinanza che mi piacerebbe portare in tutte le città, a partite da Roma».
Il suo intervento è stato fondamentale per inquadrare non solo il tema della violenza di genere ma anche per confermare l’importanza che il tema dei diritti e delle tutele debba avere nelle scelte di una città. Il sindaco Piero Fassino infatti ha confermato che «essere una città dei diritti vuol dire essere una città più giusta, fraterna e accogliente. Le Panchine Rosse sono uno dei simboli dell’impegno della città nella promozione dei diritti delle donne e nella costruzione di una società che sappia riconoscere il valore delle donne».
E anche Anna Rossomando, deputato del Pd, ha spiegato che «la tutela dei diritti è un tema trasversale che investe tutta la società e allargare i diritti e le tutele a chi ancora non ne ha non costituisce un limite e una compressione per chi i diritti li ha già».
Per quanto mi riguarda, ho ricordato che le Panchine Rosse, così come quelle gialle contro il bullismo, sono nate a Torino, in Barriera di Milano, grazie a un progetto con le scuole e le associazioni che operano sul territorio. L’obiettivo era quello di affrontare i temi della legalità e dei diritti, lasciando però un segno tangibile.
Durante l’iniziativa sono poi intervenuti Roberto Poggi, del Cerchio degli Uomini, Elena Rosa, presidente dell’associazione Lofficina, e Andrea Manini, dell’Arcigay “Ottavio Mai”, per sottolineare i tanti progetti portati avanti in questi anni in tema di diritti che fanno di Torino una frontiera avanzata e un punto di riferimento per tutto il Paese.